A cura del Prof. Pietro Roccaro

3 e 19 LUGLIO 1992, due date importanti che hanno sancito la fine della prima Repubblica e con essa la scomparsa di un’ intera classe politica che aveva governato il paese sino a quel momento. Due date che hanno cambiato il paese profondamente, infatti mai più nulla sarebbe stato come prima. Il 3 luglio 1992 in un’ aula parlamentare dove si vota la fiducia al governo di Giuliano Amato, il segretario del Partito Socialista, Bettino Craxi si alza e prende la parola.

Un intervento appassionato quello di Craxi che denuncia pubblicamente il Sistema di cui tutti i responsabili dei maggiori partiti erano stati sempre a conoscenza e in cui tutti attingevano illegalmente. Quando Craxi invita ad alzarsi tutti coloro che si ritenevano estranei a quelle forme di finanziamento illegale e ne riceve come risposta solo silenzio, quello fu il tanto atteso momento della verità. Craxi cerca di salvare la Repubblica, nata dalla Resistenza e dalla lotta partigiana, da ogni tipo di deriva populista proponendo una soluzione “POLITICA” della questione imbarazzante del finanziamento illecito dei partiti e dei costi della politica. Ma quello di Craxi è un appello caduto nel vuoto e nell’ indifferenza di quell’ aula, nessuno si alza e si alzerà in piedi per fare pubblica ammissione. Una larga parte ha già deciso di stare dalla parte della magistratura e di affidarle la soluzione della questione; si è già deciso di sacrificare sull’altare Bettino e tutto il PSI, i capri espiatori ai quali attribuire ogni tipo di reato. Esattamente 16 giorni dopo questo discorso, a Palermo viene ucciso il giudice Paolo Borsellino con gli uomini della sua scorta. È il 19 LUGLIO 1992. Anche Paolo sta cercando di evitare che le “menti raffinatissime” che hanno ucciso Giovanni Falcone possano sovvertire l’ordinamento democratico delle istituzioni e per questo motivo pronuncia nel cortile della Biblioteca di Palermo un discorso dai toni forti e polemici. Borsellino si dice disponibile ad essere ascoltato a Caltanissetta dai giudici che indagavano su Capaci e a riferire loro quanto sapeva e che avrebbe potuto essere di aiuto nel comprendere le dinamiche che avevano portato alla esecuzione dell’ evento delittuoso. Paolo Borsellino invece non fu mai ascoltato da nessun magistrato e venne lasciato solo, in una colpevole solitudine che favorì i disegni criminali dei suoi mandanti e assassini dal volto coperto. Due appelli che se fossero stati ascoltati avrebbero potuto evitare al Paese le tragedie che conosciamo. Una cosa è certa, un filo rosso sangue accomuna gli eventi del 1992-1993 e di questo ne era convinto lo stesso Craxi che in aula denunciò il timore per un disegno eversivo ad opera non di un gruppo di terroristi ma di pericolosi mercenari, e teso a fare piazza pulita del vecchio sistema politico per sostituirlo con uno nuovo, capeggiato non da politici ma da avventurieri che trascineranno il paese in un’avventura senza ritorno.

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Di Staff

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